“Il suono di Antonio de Torres”
Questa volta il concerto
sarà tenuto dal Maestro Stefano Grondona,
per la prima volta a Napoli, uno dei massimi esponenti del chitarrismo
internazionale e grande esperto di strumenti storici.
Il programma spazierà
dalle trascrizioni di Miguel Llobet da opere pianistiche fino alla musica che
il grande compositore giapponese Tōru
Takemitsu ha dedicato alla
chitarra.
La cifra interpretativa
altissima di Stefano Grondona ed il
suono sublime dello strumento costruito da Antonio de Torres fanno di questo
appuntamento un evento imperdibile.
Dedizione assoluta ed anticonvenzionale alla
musica: questa è la cifra distintiva dell’arte di Stefano Grondona, preclara
fin dai suoi esordi.
Nato a Genova il 21 Luglio 1958, si è imposto
giovanissimo come vincitore dei più prestigiosi concorsi internazionali (Parma,
Alessandria, Gargnano, Palma de Mallorca, Città del Messico, Leeds Castle,
Monaco), al punto che Andrés Segovia, in una intervista del 1985, lo menzionò
come uno dei suoi quattro allievi più significativi; gli altri tre erano John
Williams, Oscar Ghiglia ed Alirio Diaz, artisti già nel pieno della loro
maturità artistica.
Eppure Grondona non ha mai sfruttato il suo
brillante esordio per inseguire un presenzialismo concertistico e discografico,
ma al contrario ha scelto di avventurarsi in territori di ricerca all’apparenza
ombrosi, ma decisivi per definire una visione personalissima e insieme
archetipica della chitarra.
Ecco le sue trascrizioni, Bach in primis,
ma anche Froberger e Scarlatti, scevre da finalità competitive con le versioni
originali, perché rivolte ad una trascendenza che supera il virtuosismo, nel
nome di una chitarra che non imita, ma evoca.
Ecco la riscoperta di Miguel Llobet,
compositore-chitarrista profondamente innovativo e partecipe del Modernismo
catalano, eppure ancora misconosciuto dagli stessi chitarristi.
A lui Grondona ha dedicato due ambiziosi
progetti, attualmente in corso di completamento: la prima opera omnia
discografica, in sette CD editi da Stradivarius, e una rinnovata edizione
integrale delle sue composizioni, in quindici volumi, in corso di pubblicazione
con l’editore Chanterelle.
E sempre a Llobet si ispirano gli ensemble cameristici
fondati da Grondona: Nova Lira Orfeo, erede del gruppo Lira Orfeo,
ideato e diretto dal maestro catalano agli albori del Novecento, e il duo con
la chitarrista Laura Mondiello, con cui Grondona ha riscoperto e ripercorso il
repertorio che Llobet aveva dedicato al proprio duo con l’allieva María Luisa
Anido.
Le registrazioni discografiche, di cui Grondona
cura tutti gli aspetti, dall’editing al booklet, sono diventate
un punto ineludibile di riferimento per il pubblico e la critica, ed hanno
meritato premi di notevole prestigio: il CD La Guitarra de Torres ha
ricevuto nel 1999 la “Chitarra d’oro” per il “miglior CD dell’anno” al
Convegno Nazionale di Alessandria, ed è stato segnalato tra i migliori CD
dell’anno dalla rivista tedesca Klassik Heute; Lo Cant dels Aucells ha
bissato nel 2002 la “Chitarra d’oro”; Respuesta ha ottenuto nel
2007 il prestigioso “Editor’s Choice” della rivista inglese Gramophone,
mentre nel 2008 lo stesso CD è stato incluso da La Vanguardia nella
collezione di dischi dedicati ai compositori catalani preparata in occasione
della celebrazione dei cento anni del Palau de la Música di Barcellona; nel
2011 è stata la volta di Grondona plays J.S. Bach, premiato con cinque
stelle dalle riviste Musica e Amadeus e Classic Voice.
Sempre a seguito della sua attività volta alla
ricerca e diffusione della cultura e musica catalana, Stefano Grondona è stato
insignito a Barcellona nel Novembre del 2005 del prestigioso premio IPECC, e il
27 Aprile 2011 della più alta onorificenza culturale catalana, la Creu de
Sant Jordi, conferitagli dalla Generalitat de Catalunya, che raramente
onora con questo riconoscimento personalità non catalane.
Intensa è da decenni anche la sua attività
didattica, sia nei Conservatori sia nelle numerose master class, che
tiene in tutto il mondo: in Italia si distinguono per continuità e intensità
soprattutto le esperienze di Riva del Garda e di Ponte in Valtellina,
determinanti, negli anni ’80 e ’90, per la formazione di una nuova generazione
di chitarristi, mentre all’estero si ricordano in particolare i corsi
patrocinati da due autorevoli istituzioni londinesi, la Royal Academy of
Music e la GuildhallSchool, e quelli tenuti in Giappone a partire
dal 1998, durante le sue nove tournée in quel paese, salutate dal mondo
musicale nipponico con un favore pari a quello ricevuto a suo tempo dallo
stesso Segovia e da Julian Bream.
Da oltre vent’anni titolare di cattedra presso
il Conservatorio Arrigo Pedrollo di Vicenza, Grondona ha saputo rendere
la sua classe centro pulsante di meditazione strumentale, naturalmente aperta
all’organologia, disciplina praticata con passione, non solo nel nome di una
doverosa ricostruzione storica, quanto perché essenziale per l’analisi
dell’interazione fra strumento e suono.
I frutti di questo impegno sono maturati
attraverso la realizzazione di importanti mostre di liuteria (1994, 1995 e
1997) e di festival monografici (su García e Simplicio nel 2003 e su Vicente
Arias nel 2005), che si sono svolti a Vicenza, ma anche a Ponte in Valtellina
(sede degli incontri su David Rubio del 2002, e sulla chitarra spagnola del
2005), l’altro luogo d’elezione dell’agire creativo di Grondona; e il libro LaChitarra di Liuteria-Masterpieces of Guitar Making (2001), scritto a
quattro mani con il liutaio Luca Waldner, rappresenta un importante punto di
riferimento sul tema dei rapporti fra costruttori e strumentisti. Stefano
Grondona è attualmente creatore e direttore artistico del festival ¡Guitarra!
La voce del sublime che si tiene a Perugia.
Per lo
speciale rapporto che ha saputo instaurare con gli strumenti del passato,
Grondona è stato invitato a tenere recitals sulle chitarre Torres che si
trovano al Museu de la Música (Barcellona, 2001, 2003, 2005, 2009) e al Palacio
de la Guitarra (Ibaraki, 2000, 2001), ed a partecipare a concerti in memoria
dei grandi liutai, quali Antonio de Torres (Almería 2006, Córdoba 2007), Robert
Bouchet (Tokyo 1998) e David Rubio (Cambridge 2001), con il quale Grondona
aveva collaborato tra il 1992 ed il 1999.
Da oltre vent’anni titolare di cattedra presso il Conservatorio Arrigo Pedrollo di Vicenza, Grondona ha saputo rendere la sua classe centro pulsante di meditazione strumentale, naturalmente aperta all’organologia, disciplina praticata con passione, non solo nel nome di una doverosa ricostruzione storica, quanto perché essenziale per l’analisi dell’interazione fra strumento e suono.
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